C’è anche lei, la Giornata Mondiale dell’Obesità: si celebra tutti gli anni il 4 marzo. Nel 2015 gli esperti della World Obesity Federation non se la sono inventata per colpevolizzare chi non riesce a iniziare una dieta oppure (più spesso) a mantenerla. L’hanno decisa perchè il peso in eccesso sta diventando un problema planetario: oltre un miliardo di persone nel mondo sono obese. Ancora più impressionante è un altro dato: si stima che siano circa 160 milioni i bambini o adolescenti con problemi di sovrappeso, 4 volte i dati del 1990. Come si spiega tutto questo? E quali saranno le conseguenze se non si interviene presto?

A far riflettere, poi, è un dato ulteriore: questa tendenza vale anche per i Paesi cosiddetti poveri dove accanto ai denutriti vivono spesso quelli che mangiano troppo e male. Secondo gli esperti il sovrappeso sembra colpire soprattutto chi è povero o per reddito o per cultura: si mangia troppo, alla fine, perché si hanno pochi soldi o poca informazione. La portata sanitaria e sociale del problema è davvero sconosciuta ai più: chi pesa troppo ha un’attesa di vita più breve e nel lungo periodo ha un rischio maggiore di fare malattie circolatorie, tumorali e neurovegetative invalidanti o mortali, per non parlare della qualità della vita. Cosa si fa per arginare questa vera e propria pandemia?

L’OMS e le Istituzioni Scientifiche non possono fare miracoli se i Governi ritardano i provvedimenti efficaci: articoli, rapporti, raccomandazioni anche autorevoli da soli non bastano. Di certo andrebbe ostacolata la diffusione di cibi e bevande ipercaloriche e insieme andrebbero educati i ragazzi a migliori stili di vita, movimento compreso. La scuola dovrebbe fare di più, ma servirebbe anche la collaborazione della grande industria, della distribuzione, della pubblicità che tendono di solito a frenare i provvedimenti di maggiore impatto: come convincerli a collaborare? Per non parlare del ruolo delle famiglie e delle associazioni non profit.

La Fondazione Castelli, ad esempio, sta collaborando col Centro Oncologico LigureAPS il quale da tempo offre Ambulatori di Nutrizione per consigliare e guidare chi ha un peso fuori norma, anche in giovane età. Qualcuno si sente in colpa, ma non serve, anzi spesso è controproducente. Occorre ritornare – dopo la tremenda esperienza del Covid – nelle scuole dove educatori preparati,devono affrontare questi argomenti nel modo più coinvolgente, classe per classe: non servono le aule magne o gli articoli sui giornali una volta tanto. L’educazione alimentare, poi, deve fare coppia con l’educazione allo sport perché in Italia i ragazzi sono sedentari, preferendo smartphone e pc al movimento all’aria aperta. Gli enti del Terzo Settore e le società sportive possono collaborare con gli insegnanti con soluzioni magari creative e stimolanti. Cosa stiamo aspettando? Ci preme o no la salute dei nostri ragazzi?

(Guglielmo Valenti)