“Camminare sui monti, perché camminare aiuta i ragazzi a conoscersi tra di loro e a conoscersi se stessi. Camminare sui monti, la risorsa che abbiamo dietro casa e che spesso i ragazzi non conoscono. Camminare sui monti perché è sano e perché è un’esperienza che può insegnare più di molte lezioni sui banchi di scuola”.

Roberta Cartasso è una delle due professoresse che hanno accompagnato i ragazzi dell’IC Busalla nelle tre giornate tra le montagne dell’entroterra genovese con cui ha preso finalmente avvio il progetto “Una scuola che cammina”: ci racconta questa esperienza con grande passione e molto entusiasmo, si capisce che ama il suo lavoro e che la lunga, forzata attesa che ha preceduto queste camminate è stata ampiamente ripagata. 

“Veniamo da un periodo difficile, siamo stati rallentati prima dalle restrizioni per contenere la pandemia e poi dall’emergenza peste suina” racconta. “Finalmente, sabato 14 maggio siamo potuti partire per la prima delle escursioni che la Fondazione Alberto Castelli ha reso possibili con il suo sostegno e per noi e i nostri studenti è stato un momento davvero intenso”.

La prima camminata ha condotto i ragazzi da Crocefieschi a Montemaggio, fino a Savignone e al suo Museo degli Alpini. Il sabato successivo è stata la volta del Passo di San Fermo, del Monte Buio e del Passo Incisa. Infine, sabato 28 maggio, gli studenti hanno affrontato il sentiero del Reopasso, con un percorso che li ha avvicinati al vero e proprio alpinismo, accompagnati dalla guida di montagna Federico Ciprietti.

Così, questa prima fase del progetto “Una scuola che cammina” ha contato una guida esperta, due professoresse, tre sabati, 25 alunni, per un totale di 24 chilometri percorsi: numeri che potrebbero sembrare piccoli, se non fosse che il mondo si cambia un passo alla volta, un giorno alla volta. E le giornate trascorse insieme da queste ragazze e questi ragazzi, a leggere anche le loro parole, sembrano aver significato moltissimo.

“Una scuola che cammina” ha significato “fare amicizia, mangiare le crepes e fare impazzire le prof anche se poi ci perdonano tutto perché ci vogliono tanto bene”. Ha voluto dire scoprire molte cose insieme della Valle in cui viviamo”. E ancora:una scuola diversa”; “una scuola che mantiene le promesse”“diventare meno timidi”; scoprire il desiderio di “scalare dei monti veri”.

Per questo, la nostra Fondazione continuerà a sostenere il progetto e a farlo crescere: l’esperienza del cammino immersi nella natura è un momento prezioso di crescita e di unione, qualcosa che a molti giovani è precluso e che nella sua semplicità può rappresentare uno spazio di condivisione e relazione al di là del contesto e delle dinamiche strettamente scolastiche, oltre a offrire la possibilità di conoscere il proprio territorio.

I ragazzi, le loro famiglie e le professoresse ci hanno ringraziato con tanto calore al ritorno dalle loro giornate in cammino. Anche noi vogliamo ringraziarli tutti: sappiamo che quando erano sulle loro montagne si sono fermati a parlare di Alberto e di come è nata la Fondazione che ha preso il suo nome. 

“I ragazzi hanno capito che i nostri passi in montagna in qualche modo erano anche i semi piantati dalla famiglia e dagli amici di Alberto” ci ha raccontato Roberta Cartasso “e che, se lo vogliamo, da momenti di dolore e difficoltà possono sempre germogliare cose belle e preziose”.